Povertà estrema e disagio a pochi km da casa

Indigenza, povertà estrema vicino a casa. Da 4 anni vivono in un barcone abbandonato

Nella mia vita professionale ho visto tante situazioni “estreme”. L’altro giorno però mi sono trovata di fronte ad una famiglia particolare certo ma che vive in una situazione di indigenza totale, di mancanza di qualsiasi norma igienica, al freddo, con pochi spiccioli e con una situazione di disabilità in famiglia difficile da gestire.

Questa famiglia vive da 4 anni dentro un barcone abbandonato nella Riviera del Brenta.

Non hanno acqua calda, usano le taniche di acqua che riempiono nella fontana pubblica, si scaldano con un piccolo termosifone portatile o con una stufetta a legna..ovviamente le pulizie di casa non esistono…ci vive pure un cagnolino assieme…

Il padre di famiglia non lavora da 10 anni, lo ha perso il lavoro e non l’ha più trovato…ha oltre 50 anni e adesso dice non mi darebbe lavoro nessuno…

vivono con lo stipendio della donna, una bidella sul quale gravano anche dei pignoramenti..e hanno un figlio disabile al 100% che sopraggiunta la maggiore età è tornato a casa.

Ossia il comune non è più tenuto a pagare la retta dell’istituto dove per tanti anni ha vissuto il ragazzo.

L’amministrazione pubblica è responsabile solo nel caso di minori in difficoltà..

Loro hanno fatto richiesta della casa Ater solo un mese fa…colpa sicuramente loro, ne avrebbero avuto il diritto prima se fossero andati . Ora devono aspettare la graduatoria e magari chi ha fatto domanda da anni.

Intanto però vivono in questa topaia. E non ce la fanno più.

La signora è pure asmatica..e quando siamo andati noi è stata portata d’urgenza in ospedale dopo una caduta accidentale in barca.

Insomma una situazione davvero estrema. Tre associazioni hanno preso a cuore questa famiglia, che forse più di tutto ha bisogno di essere indirizzata ed aiutata nelle scelte e cose pratiche.

Per ora li aiutano con cibo, vestiario, coperte. Ma hanno chiesto anche udienza in municipio per sollevare il caso, che va risolto…se non si vuole che peggiori.

Dall’altra parte l’amministrazione pubblica. Che conosce il problema ma ci sono tantissimi casi difficili e pochissime case.

E quindi? e quindi anche questa famiglia dovrà aspettare il suo turno come gli altri…

ma è possibile concretamente parlando?

Passa un giorno dal servizio, uscito anche sulla stampa e in altre tv e l’amministrazione accusa le associazioni di essersi fatte pubblicità con questa storia e di aver chiamato i giornalisti prima di essere andati a parlare in municipio.

Da parte mia spiego che sono stata io a contattarli…anche se mi sembra una cosa davvero ridicola…

ragazzi siamo di fronte a persone che vivono lì…bastano le immagini…

poi leggo che qualcuno ha cercato di rubare loro l’unico generatore della corrente che hanno…

ma dico…possibile? ha dato così fastidio aver chiesto aiuto?

aver detto non ce la faccio più? anche se magari avrebbero potuto fare qualcosa prima, fare domanda ater prima, cercare un lavoro…io questa storia e il perchè non lo abbiano fatto non lo conosco…

forse non sono in grado, forse andavano presi per mano e aiutati a cercare…come sempre non il pesce ma la canna da pesca…forse il gap sta lì.

Solo che adesso…non permettiamo che mentre noi dormiamo al caldo e al pulito ci sia gente che vive in uno stato del genere…

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